Pesca - Galton - Viaggiare e sopravvivere di Graziella Martina

Vai ai contenuti


 
 
    Attrezzatura da pesca.- Ami.- Per fabbricarli in modo artigianale, occorrono dei pezzi di filo di ferro da modellare e ai quali applicare degli ardiglioni, per impedire lo sganciamento del pesce. Per affilarne la punta, dopo averle dato la giusta curvatura a occhiello, occorre limarla o martellarla sopra a un sasso, per renderla più acuminata. Per dare agli ami una maggiore durezza e resistenza, li si deve temprare, riscaldandoli fino a renderli incandescenti, per poi raffreddarli rapidamente, immergendoli nel grasso o nell’olio. Un viaggiatore dovrebbe avere sempre con sé degli ami di piccole e medie dimensioni e del filo da pesca.
    Lenza.- I tendini intrecciati sono degli ottimi sostituti del filo da pesca. Anche le parti di membrana scartate durante la preparazione della minugia servono a fabbricare un filo robusto e quasi trasparente. Un materiale che si trova con facilità e che è adatto a questo scopo sono i crini di cavallo. Essi vanno bolliti in acqua e sapone, per eliminarne l’untuosità. Per avere un filo sottile e robusto, potete disfare un fazzoletto di seta di qualità e intrecciarne i fili.
    Esca.- Le larve dei bachi da seta sono un tipo di esca usato abbastanza frequentemente per catturare i pesci.
    Cera da calzolaio.- Si ottiene mischiando della resina comune con del burro o dell’olio, aggiungendo una piccola quantità di pece e facendo bollire il tutto. Per controllare se durante la bollitura la miscela ha raggiunto la giusta consistenza, immergete in acqua fredda il bastone con il quale la girate. Quando la cera è pronta, versatela nell’acqua, per farla rapprendere e toglietela mentre è ancora morbida. Poi, impastatela a lungo con le mani umide, allungandola più che potete. Ripetete più volte l’operazione. La durezza della cera deve variare a seconda che venga utilizzata in un clima caldo o in un clima freddo.
   Rocchetto.- Se non avete un rocchetto per avvolgere il filo da pesca, forate con un succhiello la canna vicino all’impugnatura, inseritevi due piccoli pioli e avvolgete attorno ad essi il filo inutilizzato, come si vede nella figura 1. Per impedire al filo di scorrere via, i pioli non dovrebbero essere ad angolo retto rispetto alla canna, ma leggermente inclinati. Se il filo è molto lungo, arrotolatelo attorno a una cornice quadrata, come è mostrato nella figura 2. Se è corto, una forcella, come quella della figura 3, è più che sufficiente.
   Pesca col galleggiante.- E’ un sistema per pescare particolarmente indicato se avete a disposizione soltanto un filo corto. Come galleggiante, potete applicare al filo una bottiglia vuota o una vescica. Dopo aver sistemato l’esca, non vi resta che attendere che i pesci abbocchino.

         
 
    Come recuperare il filo.- Se il vostro filo è caduto in acqua ed è andato sul fondo, per recuperarlo c’è un attrezzo che potete costruirvi e che ricorda l’erpice, usato dal contadino per i lavori superficiali del terreno. Scegliete un albero piccolo e con molti rami. Tagliateli in modo da lasciare soltanto le loro attaccature al tronco. Appesantite il vostro strumento con un sasso sistemato al centro e trascinatelo sul fondo dove è caduto il filo.

    Lontra.- Se vi trovate in riva ad un lago ricco di pesce e non avete gli strumenti per pescarlo, vi tornerà utile la cosiddetta “lontra”. Questo soprannome indica un sistema di pesca che ha lo svantaggio di non poter essere praticato a lungo, perché spaventa i pesci. Dopo qualche tempo, essi non abboccano più, costringendovi a rinunciare. Per costruire una lontra, occorre una tavola di legno leggero, lunga dodici pollici e larga otto, alla quale si deve fissare un filo, che porta attaccati una dozzina di ami. Ad un’estremità della tavola bisogna legare un altro filo, piuttosto lungo, che deve essere tenuto in mano dal pescatore. La lontra, a poco a poco si allontana da lui e va verso il centro del lago, portando gli ami dove il pesce è più abbondante.
 
   Canna multipla.- Quando si pesca con un filo al quale sono attaccati molti ami, è importante evitare che si impiglino. Il sistema migliore per custodire il filo, è quello di avvolgerlo attorno alle pareti di una scatola di legno, sulle quali vi siano delle tacche. I fili degli ami devono essere incastrati dentro a questi intagli e penzolare all’esterno. I pescatori che devono remare mentre pescano, di solito fanno un occhiello all’estremità del filo e se lo infilano nel pollice.
    Vedere sott’acqua.- Per vedere in profondità sott’acqua, eliminando i riflessi della luce e gli effetti della superficie increspata, si può applicare un pezzo di vetro al fondo di un tubo, da avvicinare agli occhi. Il signor Campbell di Islay suggerisce di applicare al fondo della barca un cristallo, come quello delle vetrine.

    Reti.- La rete quadrata, mostrata nella figura, può essere sfruttata al meglio immergendola in avvallamenti del fiume nei quali i pesci sono riuniti a banchi. Per catturarli, bisogna sistemare la rete in profondità sotto di essi e gettare l’esca sull’acqua. Quando i pesci accorrono, si deve tirare rapidamente la fune verso l’alto. La corda per sollevare la rete può essere ricavata dalle fibre della corteccia degli alberi, ammorbidite nell’acqua e intrecciate. ( Lloyd.)

    Arpione.- Questo attrezzo ha una forma uguale a quella del tridente di Nettuno, con un numero maggiore di rebbi, per poter prendere anche i pesci piccoli. La maggiore lunghezza del manico dà maggiore stabilità all’attrezzo, nel momento in cui si sferra il colpo. Come sostituto, si possono usare un arco e una freccia. Questa deve avere la punta dentellata ed essere attaccata all’asta di legno con una corda. Se cacciate di notte, avete bisogno di un lume, che potete fabbricarvi con un pezzo di corteccia di pianta resinosa, ricoperta di fango e un pezzo di filo carbonizzato. Dovete sistemare la lanterna in modo da illuminare l’acqua, senza accecare chi sta pescando.
 
  Avvelenamento.- Nell’Africa tropicale e in Sud America, per pescare i nativi sono soliti avvelenare l’acqua. Le erbe impiegate sono la limetta e il Cocculus indicus, che è molto più potente. Esse vengono gettate dentro alle pozze d’acqua, create artificialmente con delle dighe di fascine. Dopo poco tempo, i pesci tornano a galla morti e ai pescatori non rimane che raccoglierli.
 
   Cormorani e cani.- Da secoli, l’uomo addestra i cormorani a pescare per lui. In Cina, nei mesi che vanno da ottobre a maggio, questi uccelli lavorano dalle dieci alle cinque, ora in cui smettono per essere rifocillati. Per impedire loro di ingoiare il pesce, il proprietario gli lega una corda attorno al collo. I cormorani sono abituati a obbedire alla voce del loro padrone e, quando questi li chiama, essi vanno ad appollaiarsi sul remo che gli viene porto e permettono al loro padrone di recuperare il pesce che hanno in gola. L’addestramento richiede molta precauzione perché i cormorani hanno l’abitudine, quando sono arrabbiati, di beccare gli occhi dell’uomo con una tale rapidità, che è impossibile difendersi. In Patagonia, si insegna ai cani a spingere i pesci verso le reti e ad impedire loro di scappare, mentre le reti vengono sollevate. Anziché fare la guardia ai bovini, come nel resto del mondo, qui i cani fanno la guardia ai pesci.

        



Torna ai contenuti